Presenza e memoria

di Antonio del Guercio

In catalogo dell’omonima mostra, Palazzo Ducale S. Cesario, Lecce 1981

Il sogno di Costantino, 1976 tele imbottite (particolare)

Il sogno di Costantino, 1976
tele imbottite (particolare)

Le installazioni di Ettore Consolazione si sono venute determinando a notevole distanza dalle esperienze diverse che presero l’avvio nell'area dell'arte povera. Queste, infatti, dichiaravano, nella scelta e soprattutto nell'uso dei materiali, di affidarsi essenzialmente alle connotazioni psicoantropologiche dei materiali stessi. Non è questa la sede per riproporre il dibattito su tali esperienze, e sui loro risultati. Mi interessa piuttosto rilevare che ben presto Consolazione perveniva a conclusioni assai diverse. La condizione debole dell'arte entro il mondo contemporaneo, non modificabile per la via delle fughe in avanti al di là della specificità dell'opera, indebitamente confusa con la cosiddetta separazione dell'arte dalla vita, poteva e doveva dar luogo a tutt'altra strategia. Con la predominanza della tela grezza, storico e fisico ricettacolo della luce – Consolazione metteva a fuoco, esaltava, gli strumenti forti dell'arte: una stereometrica plasticità; una qualificazione formale dello spazio; e, sopra l'incontro tra i materiali e la luce, l'irruzione del colore. Strumento che, peraltro, egli reperiva e precisava nella elaborazione d'un proprio spazio poetico. Da trasposizioni fantasmatiche di testi formalmente radicali della storia dell'arte (II sogno di Costantino, di Piero della Francesca), sino ad una ironistica (ariostesca, si vorrebbe dire) memoria di mondi cavallereschi, nella quale un infantile stupore fa il controcanto alla inquieta coscienza della distanza che ci separa dalla festa perduta. Lungo questo percorso, l’installazione, o piuttosto immagine-oggetto, di Consolazione si è andata variando: dagli ordinamenti in stato di ferma equilibrata – tra vagheggiamento della "dolce prospettiva" e sospensione metafisica del tempo – a sbilencature, oscillazioni, fioriture cuspidali, accenni di moto di giostre, tentazioni di volo. Come se la congiunta pressione esistenziale degli stupori e delle inquietudini avesse imposto sopra il non rinnegato nitore sulle scansioni formali, una più folta germinazione di oggetti del desiderio. Un desiderio che impone al materiale soft la non effimera persistenza d'una forma cercata in quel punto ideale in cui pittura e scultura iniziano la loro reciproca differenziazione nello spazio a partire dalla comune interrogazione sul Tempo.